ROVIGO - DAL 29 GENNAIO 2011 AL 12 GIUGNO 2011
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È un Ottocento elegante e folcloristico quello che proporrà la grande mostra in programma dal 29 gennaio al 12 giugno 2011 a Palazzo Roverella, a Rovigo. la mostra “L'Ottocento elegante - Arte in Italia nel segno di Fortuny, 1860 – 1890”, è stata presentata ieri, mercoledì 14 luglio, nella sede di Rovigo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. A raccontare motivi e obiettivi della rassegna sono stati Francesca Cagianelli e Dario Mattoni, curatori dell'esposizione, assieme ad Antonio Finotti. presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, a Fausto Merchiori, sindaco di Rovigo, a Luigi Costato, presidente dell'Accademia dei Concordi di Rovigo, ed aTiziana Virgili. presidente della Provincia di Rovigo.
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L'Ottocento vitale ed elegante dei grandi salotti à la page, delle corse, dei balli e dei ricevimenti. E, al medesimo tempo, delle feste popolari, dei carnevali, dei balli mascherati e degli incontri tra le fronde, dei travestimenti e degli idilli. Poi l'Ottocento dei sogni popolato da carnose odalische e ammaliato dai conturbanti profumi d'Oriente. Una mostra positiva e serena quella con cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, il Comune di Rovigo, l'Accademia dei Concordi riprendono il filone classico nella programmazione espositiva del Palazzo: quello della pittura in Italia a cavallo tra gli ultimi due secoli.
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L'attenzione di Dario Matteoni e Francesca Cagianelli, che della mostra sono i curatori, si è appuntata sul trentennio 1860 - 1890. Tre decenni di grandi speranze, di euforia, di fiducia, avviato, e per certi versi attivato, dall'unificazione del Regno d'Italia.
Certo fu un periodo di luci e ombre e questa mostra sceglie, non per intento celebrativo e tanto meno per scelta di occultare altre realtà, di mettere in evidenza le prime più che le seconde. A voler dar conto di una vitalità e di un vitalismo particolari, forse mai più rivissuti dalla storia successiva dell'arte in Italia.
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Colore e sensualità che trovano in uno spagnolo, Mariano Fortuny, il loro profeta in pittura. Fortuny dalla sua terra aveva portato il calore e il colore, il gusto per trasporre su tela la gioiosità e giocosità della vita, facendo della pittura lo specchio variopinto di queste sensazioni. Tavolozze di accesa cromia, tele di virtuosistica elaborazione. Sensazioni che nelle diverse scuole del Paese assumono peculiarità diversissime: dal gusto quasi calligrafico di alcuni, alla luminosità - il cosiddetto "Impero del bianco" - in altri, al colorismo di tradizione settecentesca per altri ancora.
Così come diverse sono le "storie": dalla celebrazione delle vicende patrie, a cronache sociali, talvolta intrise di religiosità, ma soprattutto racconto partecipe di una borghesia che stava ridefinendo il suo ruolo nel nuovo Stato unitario.
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E' evidente il meccanismo di rispecchiamento che coinvolge questa borghesia e che potrà offrire una solida base di un successo a tale pittura giunta senza flessioni fino agli anni '80: «Le signore e i signori alla moda, i borghesi ricchi» scriveva nel 1877 il pittore e critico pugliese Francesco Netti «ritrovavan se stessi in quelle opere. Vedevan le stesse stoffe che avevano addosso, i tappeti che avevano a casa, il lusso nel quale vivevano, e poi scarpe di raso, mani bianche, braccia nude, piccoli piedi, teste graziose. Quelle figure dipinte stavano in ozio tali e quali come loro. Al più guardavano un oggetto, o si soffiavano con un ventaglio. Le più occupate facevano un po' di musica o leggevano un romanzo. Era il loro ritratto anzi la loro apoteosi. E si faceva a gara per averle».
Che meraviglia *___*
RispondiEliminaDevo cambiare casa. ^_^ Che bello!!!!
RispondiEliminaDecisamente una mostra da non perdere! ;-)
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