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Due furono gli abiti informali introdotti: il frac, dapprima adottato per andare a caccia e per la vita in campagna, con falde molto arretrate e colletto alto, poi portato di sera, per le occasioni eleganti. Oltre al frac fu creata la redingote, all’inizio una giacca usata per l’equitazione, la “riding coat”, ossia una lunga giubba a due falde e aperta sul dietro, che permetteva di stare comodamente in sella. Abbandonata la destinazione sportiva si trasformò in abito da città e da lavoro fino a prendere il significativo nome, dopo la metà del secolo, di finanziera.
Antesignani del nuovo corso che puntava, per identificare il vero gentiluomo, sulla tendenza alla semplificazione e sullo stile furono in Inghilterra i Dandy: il più famoso tra loro fu George Brummel. L’edonismo esasperato del suo modo di vestire è diventato proverbiale e il suo motto: ”Per essere eleganti non bisogna farsi notare”, diventò legge per tutti gli uomini alla moda d’Europa. Anche grazie a lui la sartoria inglese fu ricercata in tutta Europa al punto che i più abbienti andavano in Inghilterra a comperarsi abiti ed accessori. Alcuni aneddoti sulla vita di Brummel ricordano il perfezionismo che impiegava nel vestirsi. In un’epoca in cui erano ancora di moda tessuti colorati impose il blu per il frac e il beige per i pantaloni. Pettinatura, guanti e cravatta dovevano corrispondere a canoni precisi: il dandy aveva tre parrucchieri, uno per la nuca, uno per le basette e l’altro per il resto dei capelli; i guanti erano fabbricati da due guantai, uno per il pollice, l’altro per le restanti dita. La cravatta doveva essere inamidata e annodata in modo inappuntabile: se un nodo non riusciva la buttava via e ne indossava un’altra; inoltre se la faceva stirare direttamente addosso con un minuscolo ferro che eliminava qualsiasi piega.
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Tuttavia dalla linea attillata della prima metà del secolo si passò ben presto ad abiti più comodi e sciolti. Rivoluzionaria fu l’introduzione, verso la metà del secolo della giacca corta e larga che entrò stabilmente nel guardaroba maschile come abito diurno e come complemento di indumenti estivi. Parecchie novità furono lanciate in questo periodo nel campo dei soprabiti: innanzitutto il paletot o cappotto, consacrato sotto il II
Impero, di linea ampia e avvolgente e di derivazione marinaresca. Definito dai suoi osteggiatori “un barile di panno” piacque proprio per la sua comodità e disinvoltura. Tra gli anni ’30 e ‘50, grazie alla scoperta da parte di Goodyear della vulcanizzazione della gomma, cominciarono a diffondersi i primi soprabiti impermeabili, chiamati in Italia macintosh dal nome del chimico inglese, Charles
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Macintosh, che li aveva inventati. L’impermeabile fece fatica ad affermarsi perché all’inizio emetteva cattivo odore. Col tempo e con la raffinazione delle tecniche, nacque il soprabito impermeabile in gabardine di linea ampia.
La creazione e commercializzazione di questo capo, si deve in particolare a Thomas Burberry (1835 – 1926) che ne fece poi un classico dell’abbigliamento. Furono inventate anche le maniche a raglan, il cui nome deriva da un generale inglese, James Raglan, che durante la guerra di Crimea ideò per le sue truppe questo cappotto di taglio comodo che aveva le maniche tagliate insieme al resto dell’indumento. Infine il Macferlain, ossia il Pipistrello, un pastrano che al posto della maniche aveva due ali di panno.
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Un uomo elegante non poteva uscire di casa senza accessori perfetti e ben coordinati, tra cui il cappello, i guanti, le scarpe e il bastone da passeggio e, soprattutto, la cravatta. Oggetto di appassionata attrazione, doveva corrispondere a una serie precisa di requisiti che potevano sintetizzarsi nel motto “ad ogni occasione la sua cravatta”; all’inizio del secolo era rigorosamente bianca e inamidata. Tali prescrizioni riguardavano anche i nodi, che dovevano essere sempre perfetti e appropriati alle circostanze. Nacquero divertenti trattati sull’arte di indossare la bianca striscia di stoffa: nel 1827 il conte della Galda, milanese, scrisse un libretto in cui venivano indicati ben 32 tipi di nodi diversi. La cosa ebbe la sua importanza finché il colletto era alto al punto da coprire le guance. Tuttavia col tempo i colletti diventarono sempre meno vistosi, e altrettanto lo furono i fiocchi delle cravatte, che cominciarono a rimpicciolirsi abbandonando il bianco e utilizzando il nero o, al massimo, le righe o i quadri. Anche guanti e cappello erano fondamentali.
Il cilindro, il tipico copricapo ottocentesco, fu inventato all’inizio del secolo dal cappellaio inglese Harrington, che gli aveva dato una forma alta e svasata verso il basso. Ma già nel 1828 il copricapo diventò di eguale lunghezza in alto e in basso e, scherzosamente, fu detto “zero”. Solitamente in pelo raso, questo cappello non era facile da portarsi per il suo equilibrio instabile: bastava un colpo di vento per farlo volare. Fu quindi inventato un cilindro a molla, detto Gibus, che poteva essere comodamente piegato e portato sotto il braccio.
Onnipresente anche nei primi decenni del Novecento, il cilindro conobbe rivali solo alla fine dell’Ottocento, quando fu inventata la bombetta, cappello duro e tondo così chiamato per la somiglianza con l’ordigno da guerra. E infine, per i più azzardati, la lobbia e la paglietta. La lobbia era un copricapo floscio con falde e una acciaccatura nel mezzo, mentre la paglietta, o cannottiera, era un cappello di paglia diffusosi con i primi sport all’aria aperta, che serviva appunto a coprire la testa di chi praticava la voga acquatica.
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Fra il 1795 e il 1820 l'abito sartoriale perfettamente su misura e strettamente modellato alla figura divenne il look maschile per eccellenza, e Beau Brummel (vedi qui) e la sua cerchia di amici furono, in Inghilterra, i massimi rappresentati del nuovo stile. Brummel non fece altro che riprendere i lunghi cappotti, i panciotti e i pantaloni indossati dai gentiluomini inglesi di campagna e dare al tutto un look più raffinato e cittadino. Brummel, che fu una vera e propria icona di stile per la sua epoca, sosteneva che un uomo di gusto doveva vestire sottotono e lasciare i colori sgargianti e la maggior parte degli accessori alle signore. E questo diktat della moda maschile è arrivato più o meno inalterato fino ai giorni nostri.
E' alla fine del XVIII° secolo che i sarti inglesi diventano leader nel campo della moda maschile grazie alla loro esperienza nella scelta delle stoffe da usare per rendere un capo normalmente usato per la vita in campagna accettabile nei salotti alla moda e alla loro raffinata tecnica produttiva. C'era una vera e propria gerarchia fra i sarti. In cima stavano quelli abili nel disegno e nel taglio su misura, seguiti da quelli che finivano i capi con lavoro di dettaglio, come le asole. Ultimi sulla scala gerarchica i cosiddetti 'table monkeys'' (scimmie da tavolo) a cui era affidato il lavoro di cucitura e stiro dei capi.T utti gli abiti al tempo venivano cuciti a mano perchè la l'invenzione della macchima da cucire risale al 1830 e la sua produzione in serie fu solo a partire dal 1850.
Brummell lavorò attivamente insieme ai suoi sarti (i più famosi dell'epoca furono Schweitzer and Davidson of Cork street, Weston of 34 Old Bond street, Meyer of Conduit street e Guthrie) per riuscire a raggiungere un look che unisse all'altà qualità dei tessuti anche un taglio perfetto. Si dice che Brummel fosse così pignolo circa il taglio dei suoi abiti, che facesse fare le dita dei suoi guanti da un guantaio e i pollici da un altro.
Beau Brummel non fu tanto un innovatore quanto un perfezionatore e diede la sua impronta al nuovo stile. Fu lui a far diventare super inamidata la cravatta molle, a far tirare a lucido ( con lo champagne!) gli stivali da cavallo abitualmente infangati e soprattutto, ad esigere che gli abiti avessero taglio e vestibilità perfetti. Il rendingote da cavallo a doppiopetto fu trasformato in un indumento elegante dandogli un taglio curvo sul davanti e facendolo aderire completamente alla figura. Le braghe (breeches) al ginocchio furono sostituite dai pantaloni, che avevano anch'essi una vestibilità più aderente e arrivavano fino a metà polpaccio o oltre. Questi pantaloni (pantaloons)s i portavano con stivali alti e lucidissimi. Fra il 1807 e il 1825 faranno la loro apparizione in alternativa pantaloni lunghi (trousers), portati originalmente come indumenti da lavoro. I pantaloni erano molto stretti fino al ginocchio e poi più larghi e spesso tenuti tesi da un laccio sotto alla pianta del piede, escamotage introdotto probabilmente da Brummel per far sì che i pantaloni si mantenessero sempre perfettamente stirati. Braghe e pantaloni più corti in questo periodo si chiudevano con una abbottonatura laterale che lasciava liscio e sempre molto aderente la parte davanti.
Sì, insomma, quando nei romanzi leggiamo riferimenti alle belle gambe,alla vita stretta e alle spalel larghe dei protagonisti capiano perchè...era una moda quella del primo Ottocento che certamente metteva in risalto la figura maschile!
Quali erano i capi essenziali del new deal della moda maschile d'inizio Ottocento?
La marsina (soprabito a coda di rondine) era un capo d'abbigliamento di rigore per ogni uomo, almeno per chi apparteneva alla nobiltà e alla classe media. Essendo derivata da un soprabito abitualmente usato per andare a cavallo, la marsina era più corta sul davanti e divisa in due trasversalmente , con lunghe 'code' sul retro per facilitare la cavalcata. Aveva il collo alto dietro ed era molto aderente sulla schiena e sul petto. Poteva essere a uno o a doppio petto e veniva portata sia abbottonata che aperta. Il davanti era normalmente tagliato più corto rispetto al panciotto sottostante. La marsina era generalmente di lana , ma poteva anche essere di lino nelle stagioni più calde. Di giorno la gamma dei colori poteva essere più varia, ma di sera la moda dettava solo colori scuri (nero o blu) per questo capo d'abbigliamento che poteva avere bottoni ricoperti in stoffa oppure in ottone o peltro.
IL CAPPOTTO (Great coat)
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IL PANCIOTTO (Waistcoat)
LA CAMICIA (Shirt)
La camicia poteva arrivare a mezza coscia o alle ginocchia, aveva un'apertura ( ma non completa) sul davanti e si sfilava dalla testa. E molto spesso era l'unico capo di biancheria indossato! Ecco perchè un uomo in maniche di camicia era spesso considerato indecente...era un po' come vederlo in biancheria intima.
Le maniche con rouches ai polsi ( un retaggio del Settecento) erano considerate fuori moda in questo periodo, però le rouches sul davanti erano ancora accettate. Le camicie non venivano confezionate dai sarti ma dalle cucitrici (seamstresses). Le camicie 'pronte da indossare' cominciarano ad essere messe in vendita già dalla metà del Settecento.
BRACHE E PANTALONI ( Breeches, pantaloons , trousers)
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I cosiddetti Pantaloons (pantaloni) furono introdotti alla fine del Settecento dai rivoluzionari francesi. Avevano doppia abbottonatura sul davanti e potevano essere di diverse lunghezze, fino a metà polpaccio o alla caviglia e si portavano molto aderenti. I pantaloni erano in pelle di daino (buckskin) o in tessuto di colore chiaro, bianco, beige o crema.
I pantaloni (Trousers) come li conosciamo oggi ,invece, fecero il loro primo ingresso nel guardaroba maschile durante il periodo della Reggenza. Avevano la vita alta, fino almeno all'obelico, l'abbottonatura sul davanti era sempre doppia ed erano tenuti su da bretelle. Si portavano molto più larghi rispetto ai pantaloni precedenti (Pantaloons), anche se spesso erano più aderenti alla caviglia, a volte muniti di ghette sottopiede che li facevano scendere a coprire le scarpe. Anche questi pantaloni potevano essere di lana, lino o cotone. Inizialmente erano portati solo di giorno, ma, a poco a poco, essi furono accettati anche come capi adatti alle occasioni mondane. Ma non ovunque. Da Almack's, la famosa sala da ballo londinese, ad esempio, non si poteva entrare senza le regolamentari brache da sera. Una volta fu negato l'ingresso persino al Duca di Wellington ( probabilmente l'uomo più famoso del suo tempo) perchè oltre ad essere arrivato in ritardo indossava pantaloni lunghi invece dei regolamentari pantaloni eleganti al ginocchio.
LA CRAVATTA (Neckcloth/ cravat)
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Beau Brummel era famoso per in suoi nodi ricercati. Per ottenere la 'studiata non- curanza' delle pieghe nella sua cravatta, ad esempio, Brummel si piegava in dietro sulla sedia, come per farsi radere, e si girava la cravatta intorno al collo. Poi abbassava il mento, molto lentamente, finchè il lino inamidato non raggiungeva la 'speigazzatura' perfetta. Se una piega era troppo profonda o lo era troppo poco, la cravatta veniva scartata. Una volta un ospite in casa Brummel vedendo un valletto uscire dalla stanza guardaroba del suo padrone con in mano un mucchio di candide cravatte, gli chiese cosa stesse portando via e lui rispose:'Queste sono i nostri fallimenti, signore'.
C'erano diversi tipi di nodi con cui poteva essere annodata una cravatta, alcuni consi
derati più formali, altri più adatti alle occasioni informali. Alcuni semplici, altri complicatissimi. Come è possibile vedere nell'immagine qui sopra(tratta da una pubblicazione del 1818) ogni nodo aveva il suo nome: L'Orientale (The Oriental), il Matematico ( Mathematical), l' Osbaldeston, il Napoleonico (Napolean),l'Americano ( American), il Postale (MailCoach), il Trono d'Amore ( Trone d’Armour), l'Irlandese (The Irish), il Sala da ballo ( Ball Room), il Collare da cavallo (Horse Collar), quello da Caccia (Hunting), il Maharata, il Nodo di Gordio ( Gordion Knot) e il Nodo a botte ( Barrel Knot).
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I CAPPELLI
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LE ACCONCIATURE
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LE CALZATURE
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GLI ACCESSORI
In questo periodo accessori come guanti, bastoni da passeggio, orologi da taschino, catene per gli orologi, e portafogli di pelle o stoffa, ebbero grande successo. Le spade non erano più di norma indossate dagli uomini in abiti civili. E infatti i bastoni da passeggio (walking sticks) diventarono di moda quando una legge vietò di indossare la spada nelle strade di Londra. (vedi qui immagini degli accessori più in voga.)
15 commenti:
Gran bel post, preciso, documentato, piacevole da leggere, una bella carellata dalla testa ai piedi dei gentleman ottocenteschi. Personalmente, ho un debole per le marsine e per le camicie (quando sono libere di traboccare, non più trattenute dai capi che solitamente le coprono). Ma sto divagando... pericolosamente! ;-)
Ehehe...concordo in pieno! Ogni divagazione è permessa e giustificata direi...visti i soggetti! ;-)
Grazie davvero per questo post è molto interessante e ben fatto,soprattutto per me che ho improntato la tesina di maturità sul dandy ^^
volevo chiedere, se non sono troppo indiscreta, le fonti che ha utilizzato
Per questo post ho cercato informazioni più che altro sulla rete, soprattutto su siti inglesi e ho utilizzato alcuni cataloghi di mostre sul tema.
stupendo!
fantastico
Grazie Estel, hai idea di dove possa trovare in zona Roma abiti dell'800 per uomo per un ballo in maschera?
Grazie!
A.
Chi di voi mi può aiutare a trovare il corrispettivo nome in italiano del "white slip", che quell'accessorio maschile, che veniva indossato sotto al panciotto, lasciando un bordo bianco sulla parte del panciotto. Ho visto che lo indossava anche il Principe Carlo quando si è sposato con Camilla.
Mi sapete indicare il corrispettivo nome in italiano di questo accessorio?
Grazie
Molto interessante. Se vuoi approfondire l'argomento, passa a dare un'occhiata alla rivista online Chic Style, lì troverai articoli aventi, la scelta del tuo stesso tema e altri argomenti molto interessanti.
pagina molto cariuna e argomentazioni molto semplici e capienti .....molto molto bello...spiega propio tutto..ed è semplice per i ragazzi per una piccola ricerca...brava..
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Salve, o dotta Estel. Sapreste mai dirmi quali tagli di capelli meglio si confarebbero al piacente taglio di barba del croato poeta ivan mazuranic col qual condivido il peculiar connubio di capelli lisci e barba a boccoli?
Fin' or io son andato in cerca d' un taglio di capelli, di cui sovrabbondo, più corto possibile e naturale nel accociarlo, dunque manco dell' uso di pomate o gelatine, che però sia abbastanza abbondante da permetter ai capelli di risultare mossi in armonia colla barba e, al contempo di scoprire l' alta fronte.
https://bs.wikipedia.org/wiki/Ivan_Ma%C5%BEurani%C4%87
La fotografia prima di codesto sito ritrae la barba di Ivan Mazuranic alla quale cerco d' abbinar il taglio di capelli.
Salve, o dotta Estel. Sapreste mai dirmi quali tagli di capelli meglio si confarebbero al piacente taglio di barba del croato poeta ivan mazuranic col qual condivido il peculiar connubio di capelli lisci e barba a boccoli?
Fin' or io son andato in cerca d' un taglio di capelli, di cui sovrabbondo, più corto possibile e naturale nel accociarlo, dunque manco dell' uso di pomate o gelatine, che però sia abbastanza abbondante da permetter ai capelli di risultare mossi in armonia colla barba e, al contempo di scoprire l' alta fronte.
https://bs.wikipedia.org/wiki/Ivan_Ma%C5%BEurani%C4%87
La fotografia prima di codesto sito ritrae la barba di Ivan Mazuranic alla quale cerco d' abbinar il taglio di capelli.
una curiosità: ma le mutande le portavano? avevano i mutandoni come le donne quando portavano i pantaloni lunghi? perché ho trovato notizie contrastanti in giro.
Come puoi vedere, la moda ha una storia affascinante. Nel corso degli anni molti vestiti sono cambiati e sono stati usati.
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