17 settembre 2010

Mini-recensione: Promessi Vampiri

TRAMA
Sposarsi con un vampiro non era nei piani di Jessica Packwood, studentessa all’ultimo anno di liceo. Ma Lucius Vladescu, uno studente straniero dalla bellezza folgorante, compare nella sua vita e le rivela le sue vere origini: Jessica è stata adottata; il paese da cui proviene è la Romania e i suoi veri genitori sono i capostipiti di un potente clan di vampiri, i Dragomir. Lucius e Jessica sono stati promessi in matrimonio al momento della nascita e hanno il compito di riportare la pace fra i Dragomir e i Vladescu. Jessica, dapprima scettica, si trova così a dover lottare per riconquistare il suo principe, evitare una guerra fra vampiri di proporzioni mondiali e salvare l’anima di Lucius dalla dannazione eterna.

Si puntò un dito al petto e dichiarò scandendo bene le parole come se avesse di fronte un bambino: «Io sono un vampiro». Poi, con lo stesso dito, indicò me. «Tu sei un vampiro. Noi ci sposeremo all’alba della tua maggiore età. Così è stato deciso al momento della nostra nascita». Il mio povero cervello non arrivò nemmeno a processare la parola “sposeremo”, figuriamoci “deciso”. Si bloccò a “vampiro”.
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MINI _ RECENSIONE

I commenti in rete su questo libro si sprecano, quindi mi sembra inutile dilungarsi, anche perchè non ho molto da dire in merito.
"Carino" (sì lo so, aggettivo un pò stupido riferito ai libri, ma non mi viene niente di meglio!), ma non ne sono rimasta particolarmente colpita... A parte un pò di ironia in più, è una storia non molto originale: lei adolescente americana, lui bel vampiro... ti amo, io no...anzi si, non lo so....

Senza infamia e senza lode...

13 settembre 2010

Libro-vagando (2)



MICHAELA SCHWARZ
Un tango a Manhattan
Narrativa TEA
pp. 134

Di prossima pubblicazione

Quel viaggio a New York doveva essere l’occasione per un corso di aggiornamento per giovani medici, e invece si era rivelato l’avventura di una vita. Mentre Mara e Robert si tenevano per mano, a occhi chiusi, cercando di sentire il calore del grande albero di Natale sotto il Rockfeller Center, la musica era partita. Una melodia calda e avvolgente era sgorgata vibrare dalle corde di un violino. Robert aveva spalancato gli occhi, sorpreso. «È un tango», gli aveva sussurrato Mara. «Sai ballare il tango?» Così tutto era cominciato.

Il giorno dopo Mara e Robert rientrano a casa, dai rispettivi partner. Nessuno dei due ha il coraggio di cambiare vita, ma il sogno di quel tango, la magia di quella notte continua a inseguirli. E lo farà per trent’anni. Per trent’anni si incontreranno lo stesso giorno, il 20 dicembre, per ballare insieme un tango, per passare una notte d’amore, per celebrare quel legame unico. Ma oggi qualcosa è cambiato… Robert non vuole più rinunciare a Mara ed è disposto a qualsiasi cosa pur di vivere per sempre accanto a lei. Il destino però sembra non essere d’accordo. Per la prima volta Mara non si presenta all’appuntamento …

Sulle note appassionate di un tango argentino, una storia d’amore che è la celebrazione di un sogno inseguito, desiderato, voluto a ogni costo.

L'ambientazione: Stati Uniti - New York

L'AUTRICE
Michaela Schwarz, nata nel 1961 in Germania, lavora come traduttrice a autrice a Colonia, dove vive con la famiglia e un cane.

10 settembre 2010

Matitando (2)

Ritratto a matita: Totò

Artisti: le belle donne di Giovanni Boldini

« Per quanto superficiale e pieno di lenocini divenisse il suo lavoro, Boldini fu sempre capace di trasmettere nello spettatore la gioia ispiratagli dalle assurdità che ritraeva. Anche il più insopportabile dei suoi ritratti rivela un immenso divertimento. »  (Cecil Beaton, The Glass of Fashion, 1955)

Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931) è stato un pittore italiano.

Biografia

Nasce, ottavo di tredici figli, da Antonio, nativo di Spoleto, e Benvenuta Caleffi. Giovanni Boldini era pittore di matrice purista, allievo di Tommaso Minardi (1787 - 1871), e restauratore. Si dice che, dotato di notevole tecnica, eseguisse buone copie di opere di Raffaello e di vedutisti veneziani. Dal padre, Zanin riceve, giovanissimo, i primi insegnamenti di disegno.

A Ferrara frequenta dal 1858 i corsi di pittura di Girolamo Domenichini (1813 – 1891), che col padre Gaetano fu autore degli affreschi accademici nel locale Teatro, e di Giovanni Pagliarini (1809 – 1878), tenuti nel Palazzo dei Diamanti. Qui ha modo di conoscere bene i grandi quattrocentisti ferraresi, oltre a Dosso Dossi e al Parmigianino.
La sua prima opera nota è Il cortile della casa paterna, un olio datato al 1855; seguono, datati alla fine degli anni Cinquanta, il suo Autoritratto a sedici anni e i ritratti del fratello Francesco, di Maria Angelini e di Vittore Carletti.

Nel 1862 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Firenze, allievo di Stefano Ussi (1822 - 1901) e del cavalier Enrico Pollastrini (1817 - 1876). Frequenta il noto ritrovo degli artisti fiorentini, il Caffè Michelangelo, dove conosce Giovanni Fattori, Odoardo Borrani, Telemaco Signorini, Cristiano Banti del quale è ospite nelle sue ville di Montorsoli e di Montemurlo, e Michele Gordigiani (1830 - 1909). Già manifesta il proprio interesse, che non abbandonerà mai, per i salotti eleganti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia: spesso ospite degli inglesi Falconer, decora con tempera stesa a secco, dal 1867 al 1870, le pareti di una saletta della loro villa pistoiese "La Falconiera": la villa sarà acquistata nel 1938 dalla vedova del pittore e custodisce tuttora un centinaio di sue opere e di suoi cimeli.
Nel 1866 va a Napoli col Banti, che ritrae più volte. Nel 1867 compie un viaggio in Francia con i Falconer: a Montecarlo dipinge il Generale spagnolo - "una delle cose migliori della mia gioventù" -, dirà. A Parigi visita l'Esposizione Universale e conosce Edgar Degas, Alfred Sisley e Édouard Manet.

Si stabilisce a Londra nel 1870, invitato da William Cornwallis - West, conosciuto a Firenze, che gli mette a disposizione uno studio nel centro della città, frequentato dall'alta società ma alla fine dell'anno è nuovamente a Firenze.

A Parigi

Nell'ottobre del 1871 si stabilisce stabilmente a Parigi aprendo uno studio nell'avenue Frochol e poi a place Pigalle dove risiede con la modella Berthe. Lavora per il più importante mercante d'arte parigino, Goupil, per il quale operano già pittori di grande successo come Mariano Fortuny ed Ernest Meissonier, oltre agli italiani Giuseppe Palizzi e Giuseppe De Nittis. Dipinge una serie di quadri di genere, d'ambiente settecentesco, allora molto in voga.

Nel 1874 espone con successo al Salon di Parigi Le Lavandaie. Termina la relazione con Berthe e inizia quella con la contessa Gabrielle de Rasty della quale espone un ritratto al Salon nel 1875; a maggio torna brevemente a Ferrara a causa della morte della madre. Nel 1876 viaggia in Germania, dove conosce e ritrae il grande pittore Adolph von Menzel mentre in Olanda ha modo di apprezzare le opere di Frans Hals.

Ormai è affermato e richiestissimo dal cosiddetto bel mondo: nel 1886 ritrae una prima volta Giuseppe Verdi su tela - gli donerà il ritratto sette anni dopo a Milano - ma, non soddisfatto dell'esito, lo ritrae nuovamente il 9 aprile 1886, utilizzando il pastello su carta, in sole cinque ore. Il pittore lo tenne per sé, presentandolo all'Esposizione di Parigi del 1889 e nel 1897 alla I Biennale di Venezia, donandolo infine alla Galleria d'Arte Moderna di Roma nel 1918.
Il 5 febbraio 1887 assiste nel Teatro alla Scala di Milano alla prima dell'Otello di Verdi, ricevendone il dono lo spartito. Nel 1889 è nominato commissario della sezione italiana all'Esposizione Universale di Parigi, esponendovi tre suoi ritratti, tra i quali il noto Ritratto di Emiliana Concha de Ossa, nipote dell'ambasciatore cileno presso il Vaticano Luis Subercaseuse.

Alla conoscenza dell'opera dello svedese Anders Zorn si vuole far risalire la scelta del Boldini di aumentare il formato delle sue tele a partire dagli anni Novanta. Nel 1892 torna in Italia, a Montorsoli, ospite del Banti, per soddisfare la richiesta del Museo degli Uffizi di un suo Autoritratto, che esegue in cambio di una copia del busto berniniano del Cardinale de' Medici. Torna a Parigi dove per un anno dà lezioni di pittura alla giovane e ricca americana Ruth Sterling.
Nella primavera del 1900 è ospite a Palermo della famiglia Florio, per eseguire il ritratto di donna Franca, il cui esito non soddisfà il marito Ignazio a causa dell'ampia scollatura e delle gambe scoperte poco sotto il ginocchio. Modificato, il ritratto, dopo il dissesto finanziario dei Florio, fu acquistato nel 1928 dal barone Rothschild per l'enorme somma di un milione di lire. Rubato dagli occupanti nazisti a Parigi, il dipinto subì in Germania gravi danni tanto che fu necessario tagliarlo nella parte inferiore.
Nel 1904 chiede in sposa Alaide Banti, figlia dell'amico pittore Cristiano, ma il matrimonio sfuma e a Parigi Boldini avvia una relazione con la signora de Joss de Couchy.

Con l'inizio della guerra, nel 1914 si trasferisce a Nizza con la nuova modella Lina fino al 1918; l'anno dopo è insignito dal governo francese della Legione d'onore. Ormai malato, la vista indebolita, nel 1926 conosce la giovane giornalista Emilia Cardona, che sposa il 29 ottobre 1929. Muore a Parigi l'11 gennaio 1931; la sua salma è tumulata accanto ai genitori nel cimitero della Certosa di Ferrara.










9 settembre 2010

Artisti: Alfons Maria Mucha

Alfons Maria Mucha (Ivančice, 24 luglio 1860 – Praga, 14 luglio 1939) è stato un pittore e scultore ceco. Il suo nome viene spesso traslitterato in inglese come Alphonse Mucha. È stato uno dei più importanti artisti dell'Art Nouveau.


Biografia

Alfons Maria Mucha nasce a Ivancice, in Moravia (una regione dell'odierna Repubblica Ceca, allora facente parte dell'Impero austro-ungarico). Il suo talento come cantante gli permette di mantenersi gli studi fino al liceo, che frequenta a Brno (allora capitale della Moravia), anche se il primo interesse a manifestarsi fin dall'infanzia è quello per il disegno. In Moravia lavora come pittore decorativo principalmente per scenografie teatrali; nel 1879 si trasferisce a Vienna, dove lavora per un'importante compagnia di design teatrale, accrescendo le sue conoscenze tecniche e artistiche. Quando un incendio distrugge le sue possibilità di lavoro, nel 1881, ritorna in Moravia, dove svolge in proprio l'attività di decoratore e di ritrattista. È allora che il conte Karl Khuen Belasi di Mikulov si interessa al suo lavoro e lo assume per decorare con degli affreschi i suoi castelli di Emmahof (in Moravia) e di Gandegg ad Appiano nel Tirolo). Il conte è talmente impressionato dal lavoro di Mucha che decide di sostenerlo economicamente e grazie a questo sussidio Mucha può iscriversi all'Accademia delle Belle Arti di Monaco di Baviera.

Mucha, dopo un periodo di autodidatta, nel 1887,si trasferisce a Parigi, dove continuò i suoi studi presso l'Académie Julian e presso l'Academie Colarossi, divenendo uno dei più accreditati pittori dell'Art Nouveau, della quale sviluppa la caratteristica fondamentale, rendendo valido sul piano estetico anche ciò che appartiene all'uso giornaliero. Nel 1894 viene incaricato di realizzare un poster per pubblicizzare Gismonda, un'opera teatrale di Victor Sardou con protagonista Sarah Bernhardt, La finezza del disegno convince Sarah Bernhardt a proporre a Mucha un contratto della durata di 6 anni.

La produzione di Mucha comprende moltissime opere. Fanno parte della sua copiosa produzione pannelli decorativi, cartelloni pubblicitari, manifesti teatrali (particolarmente importanti quelli per le recite della grande attrice Sarah Bernhardt, fra i quali la litografia per la Dame aux camelias), copertine per riviste, calendari, illustrazioni librarie e così via. Ogni immagine è condotta in maniera estremamente raffinata: una linea nitida delimita tutte le sue figure -quasi sempre femminili (forse per la maggior eleganza delle loro forme)-, qualunque sia la posa che esse assumono. I lavori di Mucha spesso raffigurano giovani donne in abiti dal taglio neoclassico, circondate da motivi floreali che formano cornici geometriche attorno alla figura. Il suo stile venne subito imitato, nell'arte e nella pubblicità, con esiti raramente all'altezza dell'originale.

Mucha vive negli Stati Uniti d'America dal 1906 al 1910, quindi ritorna in Europa e si stabilisce a Praga. Cura le decorazioni del Teatro delle Belle Arti e di altri importanti palazzi praghesi. Quando la Cecoslovacchia, dopo la Prima guerra mondiale, ottiene l'indipendenza Mucha disegna francobolli, banconote e altri documenti governativi per la neonata nazione.

Per molti anni si dedica al completamento di quello che è considerato il suo capolavoro, l'"Epopea slava"", una serie di grandi dipinti che descrivono la storia del popolo slavo. L'"Epopea Slava" viene completata e presentata a Praga nel 1928.

Muore a Praga il 14 luglio 1939 e viene sepolto nel cimitero di Vysehrad, a Praga

Già ai tempi della sua morte lo stile di Mucha era considerato superato e datato; tuttavia, negli anni sessanta, tornò di moda, tanto che molti famosi illustratori (come ad esempio Bob Masse), anche in tempi più recenti, riportarono in auge tutti gli elementi tipici del suo disegno, quali cornici floreali, figure geometriche e figure con abiti classici.












8 settembre 2010

Future Favorites

Ieri, sfogliando il Libraio, sono stata colpita da più di un libro di prossima uscita (strano!!) ... e ho preso spunto per copiare una rubrica che avevo appena scoperto su un blog americano: Tales of a teenage book lover.
La rubrica si chiama Future Favorites: parla dei libri di prossima pubblicazione che non voglio perdermi. Ecco i primi (appena riuscirò a scovarle completerò pubblicando tutte le copertine):

1) Il diamante dell'harem
di Katie Hickman

Esce il 16 settembre il nuovo romanzo di Katie Hickman. Lei vive a Londra con i due figli e il marito, il filosofo A.C. Grayling. È autrice di libri storici di grande successo

«Scritto divinamente, trasporta i lettori tra i colori, i profumi e i segreti oscuri di un'epoca dal fascino eterno.»
«The Daily Mail»

«Alla vivida evocazione dello splendore della Serenissima si unisce un'atmosfera fiabesca e oscura.»
«The Telegraph»

«Un romanzo splendido, un affresco indimenticabile di una Venezia magica, piena di segreti e misteri. È impossibile staccarsi dalla pagina, ogni parola, ogni elemento della storia tiene avvinto il lettore fino al sorprendente finale.»
«Publishers Weekly»

«Un libro gradevolissimo dalla trama piena di ritmo... la Hickman scrive con perizia e una deliziosa attenzione ai dettagli.»
«Literary Review»

Venezia, 1604. Una gondola fende l'acqua nera come il petrolio. La lanterna dell'imbarcazione illumina fiocamente il volto pensieroso di Paul Pindar, mercante dell'onorevole Compagnia del Levante. L'uomo si trova a Venezia ormai da diversi mesi e consuma le sue notti e il suo denaro tra gioco d'azzardo e cortigiane. Ma niente riesce a fargli dimenticare Celia, la sua promessa sposa, rapita dai turchi per la pelle di luna e i biondi capelli. La sua bellezza l'ha resa una delle favorite del sultano. Ma ora il suo destino è sconosciuto. Nessuno sa se sia ancora rinchiusa dietro i cancelli dorati dell'harem di Costantinopoli, un mondo proibito e impenetrabile, o se sia scomparsa per sempre. Eppure, proprio quando Paul ha quasi perso la speranza di reincontrarla, ecco che fra i vicoli veneziani inizia a serpeggiare una voce sempre più insistente. Si dice che in città sia nascosta una misteriosa pietra, un diamante blu dal valore inestimabile appartenuto al sultano di Costantinopoli. Pindar non ha dubbi: deve impossessarsene a tutti i costi. È convinto che il gioiello lo ricondurrà in qualche modo a Celia. Ma la strada è irta di pericoli. Perché molti altri sono disposti a uccidere pur di averlo.

L'unica in grado di aiutarlo è Annetta, una monaca che si trova in un convento di clausura nella laguna veneziana. La ragazza non è una suora come tutte le altre. Il suo è un passato oscuro, indissolubilmente legato all'harem. Pindar deve incontrarla e parlarle, almeno una volta. Niente è come sembra fra gli intricati corridoi del convento e dietro le grate delle celle monacali, che nascondono pericoli, trame silenziose e lotte di potere. E mentre l'ossessione del mercante per il misterioso gioiello aumenta sempre più, diventa chiaro che ci sono altre forze segrete in gioco. Il diamante è reale, o si tratta solo di un tranello per trascinarlo verso la rovina?

Dopo il bestseller mondiale Il giardino delle favorite, Katie Hickman torna con un nuovo, magistrale romanzo. Ha conquistato migliaia e migliaia di lettori, ha incantato la stampa, ha conquistato i librai. Dai canali veneziani alle coste della Dalmazia, dalle celle dei conventi ai giardini nascosti della reggia del sultano di Costantinopoli, Il diamante dell'harem racconta una storia di avidità e di segreti, di amore e mistero, di passioni proibite e di tradimenti.
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2) Quando l'amore non finisce
di Charlotte Link

E’ prevista per il 23 settembre 2010 l’uscita di “Quando l’amore non finisce” il nuovo romanzo di Charlotte, ambientato in Baviera nel 1916. Come nella saga di “Profumi perduti” c’è uno sfondo storico che in questo caso è la guerra dei trent’anni, la guerra religiosa più lunga della storia europea: cattolici contro protestanti. La protagonista è Margaretha, una ragazza cattolica aristocratica che studia in un convento, dal quale scappa per Richard e si trasferisce a Praga. Ma lui è protestante e a causa della guerra che imperversa non trova il coraggio di unirsi a lei e la lascia sola.

Intrighi, amori, passioni, guerra…ci sono tutti gli elementi per un grande romanzo che resterà senza alcun dubbio in classifica per moltissimo tempo!
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3) Un amore veneziano
di Andrea Di Robilant

“Un amore veneziano” è la prima opera letteraria di Andrea Di Robilant, giornalista de La Stampa. Il titolo originale del testo, nato e distribuito con successo negli Stati Uniti, è “A Venetian Affair”. La scelta vincente è nello stile, che mescola abilmente una narrazione schietta ed appassionata all'intrigante ricostruzione storica di un'epoca e di una città tra le più affascinanti: la Venezia di Casanova.

Il libro raccoglie e commenta un epistolario, recuperato dal padre dell'autore nella soffitta dell'antico palazzo sul Canal Grande dove aveva vissuto da bambino.

Giustiniana Wynne e Andrea Memmo sono i protagonisti d'una passione travolgente ma proibita, dove lo scambio amoroso trova nelle lettere clandestine sfogo ed alimento. Lei è figlia di una donna dal passato poco riguardevole e di un padre inglese che l'ha riconosciuta con ritardo, mentre lui è il prediletto di una famiglia nobile ed affermata. Non è difficile comprendere quanto le regole del patriziato veneziano siano in contrasto con l'unione tra i due.

I canali della laguna ed i salotti mondani sono luoghi ideali per eludere i controlli, ingannare i nemici, architettare delle vie di fuga e sognare una vita diversa. I protagonisti vestono la maschera per incontrarsi clandestinamente, mentre la società veneziana la indossa per celare il proprio declino. Intorno ai due amanti, si muovono numerosi, vivaci personaggi: dalla tenace madre di Giustiniana al trasgressivo Casanova, dal console britannico Joseph Smith, appassionato collezionista al quale s'ispirò Goldoni per la commedia “Il filosofo inglese”, al conte Filippo Orsini-Rosenberg, ambasciatore imperiale d'Austria presso la Serenissima.

Il pellegrinaggio degli amanti offre l'occasione per intraprendere un viaggio storico e culturale nell'Europa della seconda metà del Settecento. L'amore nasce nel cuore della città lagunare, dove Goldoni allestisce le sue opere teatrali ed il Tiepolo dipinge. Ma Giustiniana ha modo di soggiornare sia nella capitale parigina, dove è sedotta dalla vivacità intellettuale illuminista e dagli eleganti costumi mondani, sia nella più austera capitale britannica, nella quale si respira il fasto d'una vincente potenza coloniale.

Questo libro arricchisce la biblioteca su Venezia ed il lungo elenco - storico e letterario - delle romantiche passioni contrastate che segnano per tutta la vita.

Forse un po' troppo verboso per essere un romanzo, ma il Settecento e Venezia sono sempre il Settecento e Venezia. E corre voce che ne verrà fatto un fim, con protagonista niente meno che Emma Watson, la Hermione di Harry Potter, nella parte di Giustiniana.
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4) Come pioggia sulle dune
di Jane Johnson
(settembre 2010)

Isabelle ha un ottimo lavoro, uno studio nel centro di Londra, un guardaroba pieno di abiti eleganti, una vita ordinata, forse troppo. Alla morte del padre archeologo, riceve una misteriosa eredità: una scatola contenente tre oggetti. Una lettera che parla della regina del Sahara Tim Hinan, leader spirituale dei Tuareg, un gioiello antico e un foglio sgualcito scritto in una lingua antichissima e incomprensibile. A Isabelle basta indossare l’amuleto per sentirsi strana, più forte, vigorosa ma anche tormentata da visioni e sensazioni provenienti da un altro mondo, un’altra vita.
In un'altra epoca e in un altro luogo, una giovane donna traccia versi sulla sabbia. Mariata, appartenente al fiero popolo dei Tuareg, per sfuggire a una vita sedentaria e a un matrimonio di convenienza, fugge nel deserto alla ricerca delle proprie radici e dell'amore perduto. Lo stesso viaggio tra le dune millenarie del Sahara che dovrà intraprendere Isabelle per dare un volto ai fantasmi che la perseguitano. Un’altra vita nel deserto, tra leggendari uomini blu, dove la ragazza decide di recarsi quasi spinta da una forza magica…

7 settembre 2010

Artisti: Caspar David Friedrich

Caspar David Friedrich (Greifswald, 5 settembre 1774 – Dresda, 7 maggio 1840) è stato un pittore tedesco, esponente dell'arte romantica.

L'artista, uno dei più importanti rappresentanti del "paesaggio simbolico", basava la sua pittura su un'attenta osservazione dei paesaggi della Germania e soprattutto dei loro effetti di luce; permeandoli di umori romantici.

BIOGRAFIA

Sesto dei dieci figli di Gottlieb Adolf, fabbricante di sapone e di candele, e di Sophie Dorothea Bechly, nasce a Greifswald, in Pomerania, allora cittadina svedese di 5.000 abitanti, annessa alla Prussia nel 1815. Il 7 marzo 1781 perde la madre, il 18 febbraio 1782 la sorella di 20 mesi Barbara; l'8 dicembre 1787, la lastra di ghiaccio su cui pattina si rompe e Caspar precipita in acqua: per salvarlo dall'annegamento, il fratello Johann perde la vita; il 27 maggio 1791 muore in un incidente la sorella Maria: a tutte queste tragiche circostanze, ma anche alle giovanili letture romantiche e alla rigorosa educazione pietistica, si fa anche risalire la singolare malinconia del pittore.

Prende lezioni di disegno a Greifswald da Johann Quistorp e dal 1794 al maggio del 1798 frequenta l'Accademia d'Arte di Copenaghen in Danimarca, la più importante dell'Europa settentrionale; tra i suoi insegnanti, Nikolaj Abraham Abildgaard e Christian August Lorentzen hanno la maggiore influenza su di lui. Dipinge acquerelli con vedute di parchi e pittoreschi giardini all'inglese e molti autoritratti e ritratti di familiari a penna o a matita.

Dopo un breve soggiorno a Berlino, nell'ottobre 1798 si stabilisce a Dresda, sede di una celebre pinacoteca, dove trascorre intere giornate ad ammirare le opere di Jacob van Ruisdael, Nicolas Poussin e Gaspard Dughet, e della migliore Accademia d'Arte della Germania; qui presenta, nel marzo 1799, un acquerello, giudicato ben disegnato ma debole nel colore. È amico dei pittori Philipp Otto Runge e Johann Lüdwig Lund, al quale dedica l'Autoritratto di Copenaghen. Di questi anni sono anche alcune scene realizzati per I Masnadieri di Friedrich Schiller.

Nell'estate del 1801 e poi nel maggio dell'anno successivo esegue numerosi studi nell'isola di Rügen, famosa per le sue bellezze naturali e in particolare per le sue scogliere bianche. Nel 1803 presenta con successo vedute eseguite a seppia, nell'annuale mostra dell'Accademia di Dresda; l'anno successivo presenta tre xilografie, incise su legno dal fratello Christian, forse progettate per illustrare un libro mai pubblicato.










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