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7 gennaio 2012

Wedding Dress. L'abito da sposa nella storia (PARTE 2)



1900 - 1910











 



1920

Wedding Dress. L'abito da sposa nella storia (PARTE 1)

Da sempre l’abito da sposa ha avuto una grande importanza poichè doveva rappresentare "visivamente" il potere economico ed il prestigio familiare della futura consorte e palesarne l'appartenenza sociale.


Le donne egizie portavano una gonna lunga, ricoperta da una sopraveste trasparente; sul capo un fazzoletto rigato, piegato dietro le orecchie. 
Nella Grecia Classica la veste era molto semplice, il peplo per gli uomini e il chitone, una veste più lunga, per le donne. Sopra veniva drappeggiato l'imation o la clamide. 
Le donne romane vestivano per lo più come le greche, con tunica e mantello. Il costume maschile richiedeva la tunica e la tipica toga. 


I matrimoni effettuati durante e immediatamente dopo il Medioevo, soprattutto fra le classi sociali più abbienti, rappresentavano molto più che la semplice unione fra due persone. Si trattava di legami di interesse di carattere politico o economico, pertanto la sposa non rappresentava soltanto se stessa, ma l'intera famiglia, e per tale ragione doveva apparire nella migliore luce possibile. Erano quindi scelti vestiti dai colori accesi e dai materiali pregiati. Non era raro che una sposa indossasse abiti di velluto o seta e spesso persino pellicce. Nelle classi sociali meno facoltose, le spose tentavano al massimo delle proprie possibilità di "copiare" l'abbigliamento delle spose delle famiglie ricche. Nel corso dei secoli, è rimasta la tendenza a vestire la sposa, al meglio che la condizione economica famigliare potesse permettere. Attualmente esistono abiti nuziali che coprono un'ampia gamma di prezzi e boutique specializzate nella vendita di soli abiti per spose. 
Nel Medioevo, in Europa, il vestito aveva soprattutto lo scopo di preservare il corpo dal freddo, senza particolari attenzioni all'eleganza. Comparirono però a poco a poco alcuni capi che diventarono tradizionali: la lunga camisa di origine araba, le prime brache (indossate dagli uomini sotto la gonna o la cotta), i berretti delle più varie forme. 
Nel tardo Medioevo e nel primo Rinascimento si stabilizzarono alcune forme tipiche: per gli uomini il farsetto, i calzoni di maglia attillati, i vari copricapi; per le donne un abito lungo, dalla scollatura rotonda, una sopraveste senza maniche, variamente ornata e di diversi colori. 





Il primo abito bianco da sposa che si documenta è quello della principessa Filippa di Inghilterra nel 1406. 



La moda rinascimentale era molto fastosa: tipiche tra gli uomini le brache larghe e la giubba con le maniche tagliate per far intravedere la fodera; per le donne una gonna larga, il corpetto sul busto a stecche, la camicia ricamata e la ricca zimarra. 
Il secolo XVIII rappresentò il culmine dell'eleganza: paniers, redingote, gilet e culottes di seta o raso abbondantemente ornate. 
Dopo la Rivoluzione Francese, Giuseppina Bonaparte lanciò la linea definita Impero con il bustino a vita alta da cui scende la gonna. 
Da allora l'abito da sposa divenne sempre più importante, grazie anche alla Regina Vittoria che lanciò uno stile che prende il suo nome, Vittoriano: vita stretta con corpetto aderente e gonna ampia con strascico.


In Italia, le severe disposizioni della Controriforma ispirarono costumi più severi e più semplici: tipico del '600 è il severo abito nero ravvivato solo dalla gorgiera, un enorme colletto bianco a pieghe. 

Per tutto l'800 e i primi anni del '900 la sposa seguì la moda da sera
Intorno agli anni Trenta del XX secolo si affermò l'abito come lo intendiamo oggi: bianco, lungo, con il velo e un bouquet di fiori.
Benché a metà del diciannovesimo secolo si sia diffusa l'abitudine ad indossare abiti lunghi ed ampi, simili a quelli in voga dell'epoca vittoriana, in realtà lo stile dell'abito da sposa è generalmente molto legato alla moda del periodo. Per esempio negli anni venti le spose vestivano abiti corti davanti, con un lungo strascico, spesso abbinato ad un cappello cloche. Con l’arrivo della guerra, la moda subì una fase discendente che portò le spose ad un'essenzialità nei costumi: le gonne si accorciano e si eliminano tutti gli elementi decorativi dell’abito (Coco Chanel). 
Dopo la guerra nel 1949 nasce la Moda Italiana; il primo capo del Made in Italy è indossato da Linda Christian.


Per tradizione l'abito da sposa è di colore bianco, benché sia possibile spaziare in un raggio di colori che includono anche tonalità come l'avorio, il crema, l'ecru ecc. Una delle prime donne a vestire di bianco fu Maria I di Scozia, quando sposò Francesco II di Francia. Nel suo caso però non si trattò di una tradizione, ma di una precisa scelta della regina.



L'abito bianco divenne una opzione molto popolare fra le spose intorno al 1840, dopo il matrimonio della regina Vittoria con Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha. La regina indossò un abito bianco per l'evento, adornato da alcuni merletti. La foto ufficiale del matrimonio ebbe un'ampia diffusione, e l'abito della regina fu adottato da moltissime spose. La tradizione dell'abito bianco è stata tramandata sino ad oggi, anche se va precisato che prima del matrimonio della regina Vittoria, era possibile scegliere per il vestito qualunque colore, ad eccezione del nero (colore dei funerali) e del rosso (associato alle prostitute). L'errore che si fa oggi è di considerare il colore bordeaux (molto diffuso) come simbolo di peccato. L'unica eccezione era rappresentata dalle spose finlandesi del diciannovesimo secolo, che indossavano abiti scuri o neri.
In seguito, si è diffusa la convinzione che la scelta del colore bianco rappresentasse la verginità, benché al colore blu fosse associata la purezza. Attualmente l'abito bianco è inteso semplicemente come la scelta più tradizionale per il matrimonio, e non necessariamente come simbolo di purezza.

1700




1800

Le spose nel 1800 non indossavano sempre abiti bianchi. 
Prima della Regina Vittoria indossavano degli abiti di colore chiaro, luminoso oppure sceglievano il loro vestito migliore, quello della domenica o da viaggio, secondo The knot.
Molti vestiti andavano dal bianco all’avorio ma le tinte potevano essere anche scure, come blu, grigio o nero.

4 aprile 2011

Moda e Risorgimento. Il Corriere delle Dame.

Testata milanese fondata nel 1804 da Carolina Arienti, che ne fu anche la prima direttrice, e dal marito Giuseppe Lattanzi, fu uno dei giornali femminili di più lunga durata, che venne pubblicato - sia pure cambiando assetto editoriale, redazione e direzione - fino al 1875. La Arienti si era già distinta per le sue idee rivoluzionarie e progressiste in materia di diritti delle donne, e dunque il giornale da lei concepito non poteva non risentire della sua personalità. Il Corriere delle dame rientra nella tipologia delle prime riviste di consumo, di intrattenimento e di moda che nacquero all'inizio dell'Ottocento e che furono modellate sul formato delle gazzette settecentesche. Fu tra le prime a introdurre delle illustrazioni attraverso i figurini riprodotti in preziose incisioni di rame, evidenziando una vocazione all'utilizzo di moderni mezzi di stampa e di avanzata tecnologia che caratterizzerà le riviste femminili fino ai primi decenni del Novecento. Nonostante il carattere tipicamente femminile, il giornale presentava, oltre ai consueti contenuti - moda, notizie in materia igienico-sanitaria, racconti e poesie sentimentali, cronache teatrali, consigli di galateo e puericultura, sciarade, aneddoti - anche articoli di politica, raccolti nella rubrica Termometro politico, che riportava i fatti più salienti dell'epoca accompagnati da un commento. Alla morte di Carolina Arienti Lattanzi, nel 1818, la direzione del giornale passò a un'altra donna, Giuditta Lampugnani. La firma di Carolina, indicata con le iniziali C.L., continuerà a comparire sul Corriere delle Dame in quanto la nuova moglie del Lattanzi, Vittoria Carolina Pozzolini, omettendo il suo primo nome, inizierà a firmarsi C.L. La rassegna politica si ampliò quando la direzione passò a un uomo, Angiolo Lambertini e ancor più a partire dal 1848, con la creazione di due testate specificamente dedicate alle sarte, Il Corriere delle Mode e La Ricamatrice. Questo permise al Corriere delle Dame di concentrarsi sulla nuova atmosfera di fermento che pervadeva Milano, tanto che nel sottotitolo del giornale comparve la dicitura Notizie politiche. Dopo il 1850 la rivista ripiegò invece su schemi più tradizionali, ricordando alle lettrici i doveri femminili di sempre. Le vicende dell'Unità d'Italia non alterarono la linea di fondo, anche se si affermò una maggiore apertura verso i diritti femminili. Nel 1875 infine l'editore decise di fondere i suoi giornali con quelli della casa editrice Sonzogno, e Il Corriere delle dame chiuse la sua lunga e fortunata esperienza.



Quando nasce il giornalismo femminile in Italia?
Quali sono le prime riviste dedicate alle donne? Quali sono gli argomenti di dicussione?
Quali sono le mode dell'Ottocento? Qual è il filo che lega moda e politica?

di Sandra Bardotti
"L'affermarsi delle riviste femminili in Italia è collegato alla diffusione della cultura e della moda nelle fasce sociali medio-alte del tessuto cittadino delle principali città europee, in primis Parigi. La moda, che inizia a diventare accessibile anche alle fasce della media borghesia soprattutto a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, comincia a essere vista come stile di vita ed espressione di distinzione individuale. La Francia è sicuramente all'avanguardia nel campo: tra i periodici più originali e duraturi è da citare Le Journal des Dames, fondato da Madame de Beaumer nel 1759, e completamente rinnovato nel 1897 da Pierre Antoine Leboux de la Mésangère, prendendo il nome di Journal des Dames et des Modes. Dal 1785 inizia a uscire Le Cabinet des Modes, che nel 1789 prende il nome di Magazin des Modes Nouvelles Francais et Anglaises.
 giornali di moda parigini inizialmente avevano al loro interno solo le pregiate incisioni di figurini, alle quali si aggiunsero in seguito brevi didascalie descrittive. Poi con il passare del tempo queste didascalie iniziarono a svincolarsi dalle immagini assumendo la fisionomia di articoli, anche se sempre piuttosto contenuti. Il tipo di notizie si sviluppa nel tempo parallelamente ai progressi tecnici, scientifici, politici, del tempo. Così presto troviamo notizie sulle ultime invenzioni della tecnica, la cronaca cittadina, l’arte, la letteratura, testi consigliati di vario contenuto, dalla scienza, alla filosofia, al romanzi.

17 febbraio 2011

Gioielli del XVIIII secolo

Era Georgiana
(1714-1837) – Sono fatti a mano e ogni pezzo ha una qualità unica. I gioielli Georgiani spesso raffigurano foglie, uccelli, fiori e altri soggetti ispirati alla natura. Possono anche includere pietre come diamanti rosa, corallo e preziosi topazi. Questi gioielli sono molto rari.

Prima età Vittoriana
(1837-1850) – Riflettono la natura attraverso design basati su flora e fauna, spesso incisi nel corso di complicati lavori a mano. Gioielli come medaglioni e fermagli erano molto popolari durante questo periodo, così come le gemme colorate e i diamanti.

Età Vittoriana intermedia
(1860-1880) – Questo periodo coincide con la morte del marito della Regina Vittoria, Albert, che la gettò in un periodo di lutto. Hanno un design sobrio e austero e sono conosciuti come gioielli del lutto, questi pezzi sono spesso realizzati con pietre scure e pesanti, come onice, ametista e granato rosso. Questo periodo è stato anche caratterizzato dalla scoperta di nuovi modi per utilizzare metalli e gemme in gioielleria, il che ispirò la realizzazione di pezzi più audaci e colorati, con motivi classici realizzati con mosaici, conchiglie, diaspro e ametista. Anche i temi Giapponesi hanno acquisito popolarità durante questo periodo.

Tarda età Vittoriana
(1885-1900) – I designer del periodo estetico usano diamanti e gemme dai colori femminili, come zaffiri, peridot e spinello. Le spille per cappelli erano popolari in questo periodo, dal momento che anche i cappelli erano un accessorio alla moda. Anche i motivi con le stelle, riprodotti su spille e fermagli, erano comuni nel periodo estetico.






8 febbraio 2011

Figurini del 1800

Ho trovato una collezione di fantastici figurini di moda pubblicati tra il 1800 e il 1830, sulle principali riviste femminili dell'epoca, come Ackermann's Repository o Journal des dames.






4 febbraio 2011

Moda maschile nell’800


La moda ottocentesca è l’espressione del ceto borghese che dopo la rivoluzione francese conquistò il potere politico ed economico in Europa. Soprattutto l’abbigliamento maschile registrò un significativo e radicale mutamento, quasi una svolta epocale. Un look austero e rigoroso, con tagli semplificati, tessuti di panno robusto al posto della seta, e decorazioni ridotte al minimo, sostituì il frivolo abbigliamento barocco; in tal modo si volevano esprimere la serietà del mondo del lavoro, in contrapposizione all’ozio dell’oziosa aristocrazia, la praticità, la prudenza, il risparmio, l’ordine, tutti ideali saldamente ancorati nel mondo borghese Questo costume severo trovò la sua ispirazione in quello dei Puritani e dei Quaccheri. Il nuovo stile dell’abito maschile ebbe una patria: l’Inghilterra, che propose un’eleganza più pratica e civile, influenzata dai modi informali, dalla passione per lo sport e la vita all’aria aperta del gentiluomo inglese.
Due furono gli abiti informali introdotti: il frac, dapprima adottato per andare a caccia e per la vita in campagna, con falde molto arretrate e colletto alto, poi portato di sera, per le occasioni eleganti. Oltre al frac fu creata la redingote, all’inizio una giacca usata per l’equitazione, la “riding coat”, ossia una lunga giubba a due falde e aperta sul dietro, che permetteva di stare comodamente in sella. Abbandonata la destinazione sportiva si trasformò in abito da città e da lavoro fino a prendere il significativo nome, dopo la metà del secolo, di finanziera.
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