14 dicembre 2011

Eroine del Risorgimento. Elisa Barozzi Beltrami

Ritratto di Elisa Barozzi (Piccio)


Elisa BAROZZI BELTRAMI nasce a Venezia nel 1818. Di nobile famiglia veneziana, era, in Cremona, nuora del valente litografo Giovanni Beltrami e madre del celebre matematico Eugenio. Dotata di grande ingegno, di vasta cultura e di nobile coraggio, non tenne mai nacosti i suoi sentimenti patriottici, affrontando, anzi  talvolta sfidando, i rigori della polizia. 
Nella memorabile giornata del 19 marzo 1848 fu l'eroina della sollevazione cremonese, e nei giorni seguenti fu l'eccitatrice del popolo, l'antesignana e la ricercata consigliera in ogni pubblica manifestazione. Armata come gli altri cittadini fece sempre parte delle pattuglie, e non certo nelle retrovie. Nei momenti di diffìcoltà e di timore fu dovunque invocata, perchè bastava la sua presenza per rincuorare il popolo. Quando il 9 aprile 1848, una schiera ili valorosi concittadini, sotto il comando di Gaetano Tibaldi, partì per la prima spedizione del Trentino, Elisa accantonando gli affetti familiari e sacrificandosi per l'amore di patria, si staccò dal marito e dal bimbo adorati, per partecipare alla missione. Durante questa campagna non badò nè ai disagi, nè alle fatiche delle lunghe marce e nemmeno ai pericoli della guerra; anzi, queste fatiche e questi pericoli sembravano accendere in lei la determinazione necessaria per combattere in nome della causa italiana. Proprio come riconoscimento per tanto coraggio i commilitoni la nominarono porta bandiera.
Ritornò incolume da questa spedizione, quasi costretta ad abbandonare il campo di battaglia dai suoi superiori. 
La Beltrami apparteneva ad una famiglia di artisti, questo la spinse ad avvicinarsi alla letteratura e alla poesia, anche se amava soprattutto la musica e compose diversi brani, parecchi dei quali ispirati dal patriottismo. Morì a Venezia il 12 gennaio 1909.
Il marito di Elisa, Giovanni Beltrami.

Il figlio di Elisa Beltrami, Eugenio.
Fu un insigne accademico e senatore.
Elisa Beltrami Barozzi combatté eroicamente durante le giornate di Venezia (marzo del 1848), partecipando a ogni azione.

I fatti narrati di seguito si riferiscono alla Prima Guerra d'Indipendenza italiana, in particolare ai fatti di Stenico.

[L'invasione del Trentino del 1848 fu una operazione militare della prima guerra di indipendenza italiana condotta dai Corpi Volontari Lombardi del generale Michele Allemandi che consistette nel fallito tentativo di forzare le difese austriache in Trentino e di aprirsi la strada verso Trento per bloccare i rifornimenti austriaci alle fortezze del Quadrilatero che giungevano lungo la Valle dell'Adige. Iniziata il 5 aprile si concluse il giorno 27 con il ritiro sulle posizioni di partenza. 

7 aprile, il battaglione del colonnello Beretta, con due pezzi di artiglieria, si unisce a Tione alla 2ª Colonna Arcioni mentre Stenico viene abbandonato a causa del sopraggiungere di un forte reparto austriaco. Nei pressi di Arco di Trento, in località Varone, i volontari bresciani delle compagnie bresciane di Nicola Sedaboni e Malosso vengono respinte dagli austriaci della guarnigione di Riva del Garda. Ordine del generale Allemandi, visto il mancato apporto dell’esercito piemontese, a tutti i Corpi Volontari Lombardi di ritirasi dal Trentino e acquartierarsi a Bergamo e Brescia per procedere alla riorganizzazione dei vari reparti.

Catturati il 15 aprile 1848 a Santa Massenza dagli austriaci del maggiore Burlo della Brigata del colonnello Friedrich Zobel furono portati al castello del Buonconsiglio a Trento e fucilati sommariamente all’alba del giorno successivo, alle ore 4.00, nella fossa della Cervara. Gli austriaci difatti consideravano i volontari alla stregua dei banditi o ribelli e non degli appartenenti ad un esercito regolare come poteva esserlo quello piemontese, quindi chi cadeva loro prigioniero subiva la condanna a morte.]


Una della composizioni di Elisa;
anche qui traspare tutto il suo patriottismo.

Nel frattempo, a Stenico era giunta anche la colonna dei Cremonesi, comandata dal maggiore Gaetano Tibaldi che, partito da Cremona il 9 aprile, con grande tripudio di popolo, aveva seguito lo stesso cammino percorso dai comandanti che l'avevano preceduto, Brescia-Valsabbia-Valle del Chiese-Giudicarie Interiori ed Esteriori, con l'unico vantaggio di farsi annunciare da un'impavida portabandiera a cavallo: l'eroina Elisabetta Barozzi Beltrami, un vero mito per i cremonesi e per i volontari che la sostenevano. Per farsi un'idea di chi fosse, basti leggere che cosa scrive di lei lo scrittore cremonese Alfonso MandeIli, quando ancora la Barozzi girava per la citta di Cremona: "L'apparizione di Elisa Beltrami ne' più difficili momenti era desiderata, invocata, voluta dal popolo. La sua sciarpa bianca e rossa e il suo cappello piumato si consideravano di buon augurio: erano il raggio di sole che rompe la nebbia fitta, uggiosa. E il popolo correva... per acclamarla, per attenderla... per seguirla dov'essa credeva utile rivolgere i suoi passi. Vogliamo la Beltrami! Evviva la Beltrami! Evviva l'Italia! Evviva Pio IX! Evviva Carlo Alberto! Morte all'Austria!"  Anche a Tione, dove la colonna Tibaldi sosterà per qualche giorno, la porta-bandiera della colonna non passerà inosservata, ci dice lo storico Livio Marchetti riferendo la gioiosa curiosità di quei montanari mentre vanno canticchiando una strofetta in suo onore: "la dormiva sul paione/con fucile e baionetta/colle orecchie attente attente/al comando militar" . E quando finalmente i cremonesi arriveranno a Stenico, "la cittadinanza accoglierà con vero entusiasmo i liberatori" , manifestando apertamente uno spirito di netta contrarietà all'Austria, come era gia avvenuto per Condino, Roncone, Tione, Ragoli, Arco e la stessa città di Trento. 

Elisa Barozzi Beltrami ritratta come porta bandiera
della colonna cremonese "Tibaldi".

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